I Tesori Delle Testimonianze. Piano Di Lettura Vol. 1 pagg. 011-012 Giorno 004

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Fin dall’infanzia la sua esperienza spirituale è segnata da una forte preoccupazione religiosa. Di questa sua esperienza ricorda il senso di pace e il desiderio di fare il possibile perché tutti conoscessero e amassero Gesù.

Queste avvisaglie erano il preludio di ciò che potremmo definire la sua crisi di conversione. Essa si delineò durante la prima visita di William Miller a Portland (Maine) nel marzo 1840. Egli presentò una serie di conferenze sul secondo avvento che impressionarono Ellen G. White dodicenne, provocando una crisi che non si risolverà prima del 1842, anno in cui Miller tornò a Portland per una seconda serie di conferenze”.11

Poco dopo la sua conversione e il battesimo, avvenuti a 15 anni, Ellen G. White coltiva l’intenso desiderio di santificarsi per il Signore. Questa sua aspirazione rimane inappagata sia perché la santificazione le era stata presentata come un processo difficile, facendo nascere in lei il timore che non fosse alla sua portata, sia perché la seconda visita di Miller la getta nello sconforto: non si sente pronta a incontrare il Signore. La sua ansia è tale da farle auspicare la morte. Ella concentra le sue energie spirituali sull’impegno di riuscire ad avvertire nel suo intimo di essere degna del nome di “figlia di Dio”. Prova il forte desiderio di sentirsi perdonata e pienamente accolta da Dio.12

Questa evoluzione spirituale di Ellen G. White, fa notare Woodrow W. Whidden II, assomiglia “all’esperienza che nel movimento metodista viene definita “la seconda benedizione”, vissuta nel contesto dell’attesa del ritorno del Cristo [annunciato da Miller]. Questa corrente del metodismo è conosciuta con l’appellativo di Santità Metodista…

Per capire meglio occorre sapere che Santità Metodista insegnava una “santificazione” successiva all’esperienza della certezza del perdono e della giustificazione. La dottrina di base di questo movimento era che il processo di conversione dovesse essere seguito dalla “santificazione”. Essa consisteva nel raggiungimento di uno stato d’animo particolare, avveniva istantaneamente e doveva essere confermata dalla testimonianza dello Spirito”.13

Ellen G. White uscirà da questa concezione confusa e molto emotiva della santificazione vivendo un travaglio personale profondo. Comprenderà quanto le sue aspirazioni fossero influenzate da una percezione egocentrica della salvezza e, come lei stessa spiega, progressivamente imparerà a rivolgere la propria attenzione al Cristo.14

Un fattore determinante contribuì a farle rivedere questo concetto di santificazione. Nei suoi scritti Ellen G. White racconta gli “incontri, avvenuti durante il suo ministero, con diversi fanatici perfezionisti della “santificazione”. Infatti, nel corso dei primi dieci anni di attività, ella ricorda almeno sei casi di questo tipo di fanatismo estremista… In questo periodo… è significativo notare che tutti gli episodi riportati sul problema della pretesa “santità” di alcuni individui sono negativi. È chiaro quindi che il motivo della sua presa di distanza dal concetto di perfezione insegnato da Santità Metodista è proprio l’impatto creato da queste perversioni della “santificazione””.15

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L’accento posto sull’importanza della santificazione, intesa nel senso di opera di trasformazione del carattere ma anche di stato d’animo particolare, rimane comunque una caratteristica della sua opera letteraria.

Ellen G. White, dopo l’esperienza millerita e gli eventi posteriori alla fatidica data del 1844, 16 si è trovata di fronte a un altro tipo di fanatismo: quello anti-legalista. Per una parte di coloro che parteciparono all’avventismo postmillerita, l’osservanza della legge era superflua ai fini della salvezza. Ellen G. White si oppose a questa tendenza tanto che alcuni l’accusarono di essere “tutta e solo legge” e di “credere che saremo salvati solo per la legge e che nessuno sarà salvato senza osservare la legge”.17

La risposta di Ellen G. White è interessante e ci aiuta a capire il suo concetto di santificazione e di salvezza. “La legge non è in grado di salvare un solo trasgressore. La legge convince e condanna il peccatore, ma non può perdonare nessun peccato piccolo o grande che sia. Quando pecchiamo abbiamo un Avvocato presso il padre, Gesù Cristo il giusto… Il Cristo non è venuto a scusare i peccati o giustificare il peccatore per lasciarlo continuare a trasgredire la legge… Da che cosa si deve convertire il peccatore? Deve uscire dalla trasgressione della legge di Dio per ritornare alla trasgressione? Questo è assurdo”.18

All’altro estremo numerosi aderenti al gruppo avventista in formazione, per opporsi al concetto molto emotivo ed estatico della santificazione, diffuso dalla corrente religiosa Santità Metodista descritta sopra, calcarono la mano sull’osservanza dei comandamenti di Dio — del sabato in particolare — e sul dovere di metterli in pratica nella vita quotidiana. Questa corrente di pensiero prevalse nella Chiesa Avventista e negli anni successivi raggiunse toni eccessivi in alcuni suoi esponenti. Ad essi Ellen G. White rivolse un sermone durante un’assemblea della Conferenza Generale, pubblicato poi sulla rivista ufficiale della Chiesa Avventista: “Vi aspettate forse che i vostri meriti vi rendano idonei a godere del favore di Dio e di essere senza peccato prima di affidarvi alla sua capacità di salvare? Se questo è il dilemma che agita la vostra mente temo che non riceverete nessuna forza e per finire vi scoraggerete…

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Tatiana Patrasco

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