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Alcuni pensano di dover superare delle prove per dimostrare a Dio che hanno riformato la propria vita prima di reclamare le sue benedizioni. Queste persone possono richiedere le benedizioni di Dio fin d’ora. Esse hanno bisogno che la grazia e lo spirito del Cristo le aiutino a superare le loro debolezze altrimenti non riusciranno ad acquisire un carattere cristiano”.19
Nelle Testimonianze Ellen G. White insiste sulla necessità, per il credente, di impegnarsi per la propria santificazione, concepita come il raggiungimento di uno stadio di “perfezione”. Anche da questa insistenza è scaturito il dibattito sul “perfezionismo” all’interno della Chiesa Avventista.20
Il linguaggio categorico di Ellen G. White, nelle Testimonianze e in altre sue opere, su alcuni lettori ha l’effetto di aumentare l’ansia di perfezione, sottolineando quanto sia impegnativo il percorso da seguire dopo l’accettazione della salvezza; in altri suscita perplessità perché contrasterebbe con l’insegnamento biblico sulla salvezza per grazia mediante la fede.
Non intendiamo aprire qui un discorso che altri hanno cercato di portare avanti, senza convincere i fautori dell’una o dell’altra posizione. Vogliamo solo segnalare che quanto detto sopra sull’esperienza personale di Ellen G. White potrebbe fornire una chiave di lettura interessante per risolvere il problema del contrasto di alcune sue affermazioni sulla salvezza. Occorre tenere presente quanto le sue radici metodiste, che insistono sul tema della trasformazione del comportamento e dello stato d’animo, influiscano sul modo in cui si esprime quando parla di santificazione. Secondo lei la salvezza non si riceve passivamente, provoca sempre un cambiamento, come d’altra parte spiega la Bibbia.
Il vero problema è decidere se il cambiamento è opera di Dio o dell’uomo. La risposta, come sappiamo, non è univoca. Per Ellen G. White esso dipende da entrambi i protagonisti. Di volta in volta, nella sua esposizione del messaggio della salvezza, in base all’obiettivo che ha in mente, ella rivolge l’attenzione del lettore all’opera di Dio o a quella dell’uomo, insistendo sulla responsabilità specifica dell’uno o dell’altro in questo processo.
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L’ispirazione
La Chiesa Avventista ritiene che Ellen G. White sia una scrittrice ispirata. Il concetto di ispirazione è un concetto dinamico. Nella Bibbia troviamo diversi modelli di ispirazione. In un articolo pubblicato dalla The Advent Review, 30 maggio 1996, Juan Carlos Viera, direttore del Ellen G. White Estate, ne individua sei:
1. Il modello “visionario” nel quale la rivelazione di Dio viene comunicata attraverso delle visioni. Cfr. Ezechiele; Daniele 7. In questo caso il profeta è coinvolto anche dal punto di vista fisico. Cfr. Giudici 13-16; Daniele 10:7-11.
2. Il modello “testimone”. Un esempio di questa forma di rivelazione sono i vangeli di Matteo e di Giovanni. I loro autori sono stati testimoni oculari di alcuni eventi e ne forniscono un resoconto.
3. Il modello “storico” che possiamo individuare nell’opera degli evangelisti Marco e Luca. La loro comunicazione profetica nasce dall’ispirazione a comporre un testo raccogliendo e organizzando documenti storici e testimonianze di terze persone.
4. Il modello “consigliere” identifica la funzione di consulente svolta dalprofeta. Talvolta il consiglio scaturisce da un “comandamento” di Dio, talvolta è il frutto di un’intuizione personale.
5. Il modello “epistolare”. Il Nuovo Testamento contiene numerose lettere(epistole) provenienti dalla corrispondenza intrattenuta dagli apostoli con chiese o individui. In queste epistole il profeta formula raccomandazioni, esorta, censura, indica il comportamento da tenere. Per comprenderne correttamente il contenuto (come anche quello di altri testi) occorre risalire alle circostanze che le hanno ispirate, alla personalità dell’autore, al contesto storico in cui si muovevano i destinatari, al problema specifico che intendevano affrontare.
6. Nel modello “letterario” lo Spirito Santo spinge il profeta a esprimere leproprie emozioni e i propri sentimenti attraverso la poesia, il canto o un racconto in prosa.
Tutti questi modelli di ispirazione si ritrovano nella Bibbia e nell’opera di Ellen G. White. I tesori delle Testimonianze possono essere collocati prevalentemente nel quinto modello.
L’esposizione di Viera prosegue con alcune considerazioni interessanti sulla persona del profeta.
“Il fatto che i profeti fossero definiti uomini consacrati a Dio non significa che fossero esenti dal peccato e non ci impedisce di riconoscere le loro debolezze di esseri umani. Ogni tentativo di fare dei profeti biblici degli esseri perfetti viene smentito dalla Bibbia stessa.
Pensate al re Davide. Pur essendo profeta ha commesso gravissimi errori. Quando la sua relazione con Dio fu interrotta dal peccato, Dio mandò un altro profeta per rimproverarlo. Cfr. 2 Samuele 12:1-13. Dopo il pentimento di Davide la via di comunicazione con Dio fu riaperta ed egli fu ispirato a scrivere un magnifico salmo di confessione. Cfr. Salmi 51 .
Non dobbiamo fondare la nostra fiducia nei profeti biblici sulla base della loro perfezione. E non dobbiamo farlo neppure per i profeti successivi: l’autorità profetica non deriva da una vita perfetta o un comportamento esente da errori. Ellen G. White non ha mai preteso di essere perfetta o infallibile. “Non ho mai sostenuto di essere infallibile. Soltanto Dio è infallibile. Solo la sua parola è verace e in lui non vi è cambiamento né ombra di rivolgimento”. Selected Messages 1:37. Dai suoi diari e dalle sue lettere personali sappiamo che le è accaduto di essere scoraggiata, di avere dei dissensi con il marito. Varie volte ha dovuto chiedere perdono…